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La comunità EDM di Israele nella foto di Natalie Selvin

Gli eventi del 7 ottobre hanno segnato profondamente la comunità dance israeliana. In un attimo, la fragilità della vita e la brutalità della violenza sono diventate realtà tangibili per un gruppo abituato a celebrare l’armonia e la condivisione. In seguito all’attacco, questa comunità ha trovato la forza di reagire attraverso la musica, rimanendo unita per guarire e onorare le vittime.

Prima di quella data, festival come il Nova rappresentavano molto più di un semplice evento. Erano punti di incontro per anime affini, luoghi in cui i valori di pace, amore e rispetto venivano vissuti ogni giorno. Ma il senso di unità che contraddistingueva queste manifestazioni è stato messo a dura prova. Nonostante tutto, i valori che ci tengono insieme sono oggi il motore della nostra ricostruzione.

Il ricordo dei festival recenti, come il Lost Lands, è ancora vivo nella mia mente. Ballare e ridere insieme agli amici, a volte persino fino all’alba, rappresentava un’esplosione di gioia e libertà. Non avrei mai immaginato che la tranquillità e la spensieratezza di quei momenti sarebbero stati presto sostituiti dal silenzio e dall’incredulità. Ritornato in Israele poco prima del tragico sabato, non avrei mai pensato che solo un giorno dopo mi sarei trovato a piangere amici e conoscenti.

La comunità legata al djing, al clubbing e alla musica elettronica israeliana ha sempre rappresentato per me un rifugio. Ma ora è anche un simbolo di resilienza. Nonostante il dolore e la perdita, abbiamo deciso di andare avanti, di continuare a danzare, di non lasciarci sopraffare dalla paura. Anche durante i festival all’estero, porto con me la bandiera israeliana e il simbolo del Nova, come un segno di memoria e resistenza. Nonostante tutto, siamo ancora qui, pronti a lottare per il diritto di vivere e celebrare la vita.

In questo difficile momento, molti di noi hanno dovuto affrontare il silenzio e la freddezza di alcuni amici e conoscenti. È stato un colpo, come se la nostra passione condivisa per la musica non bastasse più a colmare il divario tra le persone. Tuttavia, anziché dividerci, questo ci ha reso più determinati a usare le nostre voci per ricordare le vittime e per far sapere al mondo che non dimenticheremo mai chi abbiamo perso.

Il mio modo di vivere è cambiato. Le sfide quotidiane hanno assunto un significato più profondo. Anche quando corro, spingendomi oltre i miei limiti, penso a chi, il 7 ottobre, non ha avuto altra scelta che correre per salvarsi la vita. Non posso permettermi di fermarmi, non ora. Devo andare avanti per onorare chi non può più farlo, ricordando che la forza di volontà può trasformare ogni ostacolo in un traguardo.

Mentre ci riprendiamo da questa tragedia, il motto “danceremo ancora” risuona con forza. La nostra comunità ha subito un colpo duro, ma il legame che ci unisce è più forte che mai. Continueremo a riunirci, a celebrare e a onorare chi abbiamo perso, perché ogni battito, ogni passo e ogni momento sono un tributo alla resilienza dello spirito umano.

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