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Un giorno senza musica: il No Music Day è l’iniziativa che spacca l’opinione pubblica, un evento ideato dal musicista e artista scozzese Bill Drummond per riflettere sul ruolo della musica nelle nostre vite. Celebrato il 21 novembre, il No Music Day invita le persone a spegnere le casse, mettere in pausa le playlist e abbandonare per 24 ore qualsiasi forma di ascolto musicale. L’idea nasce dalla crescente sovraesposizione alla musica che molti sostengono abbia ridotto il valore emotivo e artistico delle note che ci circondano. Drummond, noto per le sue provocazioni, vuole così sollecitare una maggiore consapevolezza e sensibilità verso la musica, proponendo un’astinenza temporanea per riaccendere il nostro amore e rispetto verso quest’arte.

Le reazioni al No Music Day sono contrastanti: c’è chi lo considera un momento di riflessione indispensabile e chi lo vede come un attacco insensato alla libertà individuale e alla cultura musicale. In un’epoca dove la musica accompagna ogni aspetto della quotidianità, dai supermercati agli ascensori, il dibattito diventa ancora più acceso. Chiunque abbia provato a osservare il No Music Day descrive sensazioni contrastanti: per alcuni è un’esperienza liberatoria, per altri un’assenza insopportabile che evidenzia quanto la musica sia parte integrante del nostro mondo. Ma la domanda che tutti si pongono è: il silenzio può davvero restituirci ciò che abbiamo perso? L’iniziativa, seppur controversa, continua a crescere in popolarità, alimentata dalla curiosità e dal bisogno di molti di riscoprire il valore autentico delle emozioni musicali.

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