Rolling Stone Italia, Mucchio Selvaggio, Wired Italia come lo conoscevamo anni fa, mensile e non monotematico e trimestrale, anzi stagionale. Le chiusure di voci nell’editoria non sono mai un bene, nonostante abbiano preso pesanti e pressanti posizioni e direzioni negli ultimi anni. Carta stampata fa rima con morte annunciata, tuttavia.
Sta chiudendo tutto, cari miei, perché tutto si sta rigenerando. I giornali torneranno di moda con la loro versione cartacea come è successo con i dischi in vinile, è fuor di dubbio, perché saranno feticcio, collezione, desteranno curiosità tra le nuove generazioni, quello sì. Resteranno robe tipo Limes, Micromega, edizioni a cavallo tra libri e riviste: monografie, quadrimestrali, insomma. Cose ad hoc per gente doc. Il resto finisce nel dimenticatoio, anche perché la gente non ama più approfondire, leggere: sa tutto in real time attraverso la Rete, Google, social. Memoria a corto raggio, il re ingrassa e ride il paggio. Boom: le corazzate come Pearson Plc, Condé Nast, News Corp, Hachette, RCS e Mondadori si scontreranno con piccoli indipendenti, che sapevano fare il loro mestiere ma che sono impreparati all’ennesima e sentita innovazione.
I giornali per lo più patinati, spesso specializzati in moda, scommettono sull’Oriente e sui nuovi mercati europei. L’editoria e i vecchi media made in Usa sono in recesso e nel mercato asiatico sono una novità e un successo. Vogue Hong Kong, Vogue China e Vogue Taiwan (Condé Nast) si aggiungono a Vogue Arabia, Vogue Poland e Vogue Czech Republic and Slovakia. Chiude Teen Vogue? Amen, si chiudono porte occidentali e si aprono nuovi portoni intercontinentali. La carta è un lusso e stanzia dove il business è florido.
Non passa di moda la metafora del discografico Gianfranco Bortolotti risalente a un ventennio fa: se sei una struttura snella e piccola (indie) come un canotto, se ti scontri contro un iceberg rimbalzi e se il mare è molto agitato vieni inghiottito; sei sei una struttura imponente come un transatlantico (major), se ti scontri contro un iceberg vai a picco e se il mare è molto agitato resisti. Diamo tempo al tempo, la carta è morta ma in un certo modo resusciterà: avrà una nicchia, che la proteggerà, e la ritroveremo solo su scrivanie prestigiose.
I libri? Risorgono ma le tipografie sono scomparse: chi li stampa? Le edicole? Potranno diventare info point, offrire servizi e tantissimo altro. L’atomo è da ricchi, il digitale è da poveri: possiedi un hard disk, non il suo impalpabile contenuto. Non c’è più spazio per chi fa editoria old skool ed è abituato alle vacche grasse, ai mega stipendi. Non è più una questione di improvvisati tra vecchi media: chi ha il grano lo investe in un sistema che possa solo generare visibilità a se stesso e al proprio business. Se vedi una testata che viaggia a mille, non gridare al complotto: scava e scoprirai che dietro c’è qualcosa che tutto assomiglia tranne che alla testata stessa e alla sua originaria mission. Vince il valore aggiunto e perde, come al solito, chi resiste al cambiamento.